Vino in lattina…non al Monun
Vino in lattina…non al Monun
La passione e le tendenze

La pandemia ha modificato le regole della condivisione e ha introdotto nuove abitudini anche a tavola. I lockdown hanno favorito certi alimenti, penalizzandone altri. A essere precisi, ha penalizzato certi imballaggi in favore di altri. E anche il vino è stato investito dalle novità.

Già prima dell’arrivo del virus, nei paesi anglosassoni stava diffondendosi la moda del vino in lattina. Oggi le vendite di questo prodotto sono in crescita, soprattutto nelle fasce di popolazione più giovani. Secondo una ricerca di Wine Intelligence condotta sui mercati USA e UK, le lattine sono preferite da molti per una serie di ragioni: sono monodose, piccole e facili da trasportare e hanno un design che le rende particolarmente appetibili.

La lattina monodose è solo l’ultima delle mode: il vino è passato dalle bottiglie al tetrapak, alla plastica, all’alluminio. I puristi si indignano, ma i consumi ridisegnano il mercato. In realtà la lattina utilizzata per contenere il vino non è esattamente una novità.

I primi a utilizzare l’alluminio furono, secondo alcune fonti, i francesi, durante la Prima Guerra Mondiale. I soldati non disdegnavano certo il contenitore, quel che importava era il contenuto, difficilmente reperibile in guerra. Poi furono gli americani, negli anni Trenta, a riprendere l’idea della latta anche per questo prodotto.

E se le prime confezioni, in quegli anni, ponevano problemi di compatibilità tra contenuto e contenitore, oggi la tecnologia permette di garantire una lunga conservabilità, senza alterazioni del sapore. Entro il 2027, secondo l’istituto di ricerca californiano Grand view researchil giro d’affari mondiale del vino in lattina, che in ogni caso per ora è una nicchia, supererà quota 155 milioni di dollari. I tassi annuali di crescita saranno superiori al 10%. La tendenza, al momento, non riguarda l’Italia, dove evidentemente i palati raffinati non concepiscono l’idea, ma gli Stati Uniti, l’Australia e il Regno Unito.

Al Monun boutique Hotel & Restaurant non sono cambiate le regole della condivisione, né è cambiato il rituale che accompagna il consumo del vino. La direzione dell’Hotel e lo staff hanno fatto in modo che la pandemia non stravolgesse la filosofia di Palazzo Spinelli: il piacere di stare insieme in sicurezza, godendo della bellezza. Quell’ideale di bellezza che è fatto di maestria, professionalità, ospitalità, eleganza e tanto altro.

Oggi si può godere degli spazi della SPA, di quelli del Restaurant e delle camere del Monun, senza sacrificare nulla e, tuttavia, nel rispetto delle regole anti-covid. La formula è sperimentata e funziona perfettamente. Al Monun Restaurant non troverete il vino in lattina, perché secondo la filosofia del Monun il vino è una passione, non un lavoro. Questa è la strada scelta dal Monun, una via ricca di aromi e di antica sapienza, dei profumi della terra e del piacere di condividere un calice. Venite a pasteggiare, vi aspettiamo!